Piacevole come un graffio sulla lavagna alle 6,30 la sveglia suona. È sabato, siamo reduci da due settimane di turni di lavoro, feste, laboratori in Librineria e allenamenti. Non bastano un paio di caffè a scrollarci il sonno dagli occhi, ma saltiamo in macchina e corriamo al campo, attraversando le strade di una Catania deserta. Lungo il tragitto chiacchieriamo della vecchia club house, del tempo che ci vorrà a ricostruire tutto, dei dubbi sulla struttura in cui vorremmo farlo «L’acustica chissà come sarà… In una palestra…»; «E le finestre? Un lavoraccio…», «Oggi almeno ci saranno degli operai…». Prepariamo questa giornata di lavori da appena una settimana. Un gruppo di persone ci ha contattato perché vuole aiutarci a restituire una sede alle nostre attività. I volontari vogliono restare anonimi, sappiamo che ci sarà qualche tecnico specializzato. Di certo ci aiuteranno a fare prima… Ma siamo Briganti e non crediamo nei miracoli!
Sono le 8 in punto quando raggiungiamo la collina del San Teodoro. Imboccando la salita intravediamo una piccola folla in cima, di fronte ai cancelli del campo. Alle loro spalle furgoni zeppi di materiali e mezzi specializzati. Sono almeno in 15 e sono lì per noi. Hanno sacrificato il loro sabato di riposo alla causa dei Briganti e sono accorsi a Librino con le loro tute da lavoro e una marea di entusiasmo in corpo. Ci accolgono con sorrisi larghi e strette di mano schiette e potenti «Vogliamo iniziare il prima possibile: c’è molto da fare!» Giusto il tempo di correre al bar a comprare caffè e cornetti per tutti e li troviamo già all’opera. In un angolo della palestra c’è chi abbatte una parete per aprire la porta della cucina, qualcun altro passa sui muri una bella vernice color carta da zucchero, in un angolo alcuni uomini erigono pareti di cartongesso per chiudere lo spazio della nuova Librineria. Solo pochi di noi riescono a dare una mano. Per la prima volta in 6 anni siamo al campo e non abbiamo nulla da fare. Ci guardiamo increduli, mentre elettricisti, giardinieri, idraulici ci sfrecciano intorno, e passiamo la giornata a preparare caffè, a tagliare pizze e panettoni. Ogni tanto sbirciamo oltre la porta della futura club house e osserviamo a bocca aperta quel brulicare di uomini al lavoro che a stento si fermano per sbocconcellare qualcosa. Siamo stupefatti.
La giornata vola tra gente affaccendata, nubi di calce, birre e sorrisi. La generosità discreta e inaspettata di quegli sconosciuti ci ha travolto e a fine giornata brindiamo commossi ai nostri nuovi compagni. “Sarà più bella di prima” lo abbiamo ripetuto come un mantra di fronte alla nostra club house in fumo, alla sua porta serrata sotto i sigilli del sequestro, di fronte al caos della palestra rossa che fino al mese scorso ci sembrava impresa impossibile recuperare. «Sarà più bella di prima», lo ripetiamo nella “palestra liberata” dalla sporcizia e dalle macerie, con le finestre al loro posto e un nuovo bagno, le pareti colorate, lo spazio per il doposcuola, quello della cucina e del bar già pronti. «Sarà più bella di prima» ed è un urlo liberatorio mentre stappiamo spumante e ridiamo, perché di quanto fosse condiviso il nostro sogno brigantesco non eravamo del tutto consapevoli.

2018-01-27 Cantiere

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